Breve storia di Carovigno
Carovigno è un comune della provincia di Brindisi, con circa 16.000 abitanti, di cui buona parte è costituita dalla popolazione sparsa nelle campagne.
“Il capoluogo sorge, a 171 m. s. m., su uno degli ultimi terrazzi delle Murge più orientali.” (1)
“Città Antichissima, risulta abitata fin dalla prima età della pietra, come attestano diversi e interessanti ritrovamenti del paleolitico e neolitico. (..) Il primitivo etimo Carbinia dal greco Karbina (frugifera), sottolinea la sua caratteristica preminente di essere copiosa di olio, vino, mandorle, fichi. In seguito, cambia denominazione sino a pervenire all’attuale forma onomastica di Carovigno.” (2)
“La città occupa tutto il colle, difesa da una duplice cinta di mura: la più interna formata da pietroni informi, l’esterna, da grandi parallelepipedi di tufo duro, senza cementazione. (2)
La Rocca
“Nel 473 a. C., alleata di Brindisi, Carbinia viene distrutta dai Tarantini, subendo crimini di ogni genere. Alla distruzione scampò la rocca, in seguito cinta da alte muraglie con quattro torri, due rettangolari (una a porta Brindisi e una a Porta Ostuni, tuttora esistenti) e due rotonde.
A queste è annesso il palazzo baronale, detto il castello, costruito tra il 1390 e il 1440. ” (2)
Cenni di Storia
La dominazione di Bizantini, Longobardi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, arrecò a Carovigno tribolazioni, lutti e miserie, aggravati da cinque secoli di arrogante strapotere baronale, che rendeva nulla la stessa autorità del Re. Il regime feudale in Carovigno comincia con Adamo Trambaj, definito da Vincenzo Andriani, “Nerone dei suoi tempi compendio mostruoso di ingiustizia, ingiurie, soprusi e angherie”. Verso la fine del 1500, comunque il paese appare circondato da muraglie, torri e fossati e vanta un comodissimo castello. A metà del 700, Carovigno passa in feudo alla famiglia Imperiali, titolare del marchesato di Oria e del principato di Francavilla Fontana. Estintasi la Famiglia Imperiali senza eredi, dopo un decennio di emancipazione sotto la Regia potestà, Carovigno viene venduta in assoluto e senza obblighi di feudalità a Gerardo Dentice principe di Frasso. L’equivoco atto di vendita rende complessa e litigiosa l’applicazione delle leggi murattiane sulla soppressione della feudalità e causa una lunga controversia tra Comune e Casa Dentice.” (2)
Struttura esterna
“Il castello ha una struttura a forma triangolare, con ai suoi vertici una torre quadrata, una circolare e una a forma di “mandorla”. Nel resto della Puglia, ne esistono solo altri due di castelli simili, a Monte Sant’Angelo e a Rocchetta Sant’Antonio.
Il castello sorge a ridosso della vecchia cinta muraria a scopo difensivo per il paese. Dal castello è possibile ammirare un panorama che va da Torre Canne fino a Brindisi, ma abbracciando anche la Valle d’Itria, guardando anche altri borghi quali Ceglie Messapica ed Ostuni.
Accanto al castello vi è anche la Chiesa di Sant’Anna, collegata attraverso Porta Ostuni, con un passaggio oggi chiuso.” (fonte Wikipedia)
Il Castello
“Non si conoscono notizie certe sulle sue origini, ma secondo l’Andriani, il primo nucleo dell’attuale castello, nacque all’interno della cinta muraria durante il periodo Normanno.
Su una pergamena antica del 1163, conservata nell’archivio capitolare di Ostuni, si ritrova la denominazione di “Castellum Carvinei”, che consisteva in una sola torre della forma quadrata, posta sul lato di porta Ostuni. Tale torre fu costruita su una galleria sotterranea, adibita prima a prigione e poi a deposito olio. Successivamente con i lavori di restauro, venne affogata per motivi di stabilità e per maggiore precauzione, venne costruita una veranda arcata per puntellare la torre che minacciava di crollare da una parte, dall’altra parte fu addossata una torretta di minori dimensioni. Dalla veranda si poteva accedere alla Chiesa di Sant’Anna, percorrendo un camminamento ricavato sulla porta Ostuni, oggi ostruito. Sulle arcate della veranda, furono scolpite gli stemmi dei feudatari di Carovigno.” (3)
Il castello è stato ampliato nel tempo, secondo le esigenze dei principi feudali che l’hanno abitata. Oggi ha la forma triangolare (simbolo della perfezione) con la presenza di tre torri situate ai tre vertici: una quadrata, una rotonda e una a mandorla.
La torre a Mandorla, molto massiccia, con la punta rivolta verso il mare, detta anche torre a forma di carena di nave, fu costruita nel XV secolo dai Loffreda, principi di quel tempo. Lo scopo della costruzione della torre a mandorla, fu quello di schivare e deviare i colpi di arma da fuoco, lanciate contro di essa per limitare i danni.
Nel castello sono presente “le segrete” dei locali sotterranei, che nel tempo hanno avuto diverse funzioni, tra cui prigioni, depositi, cantine, laboratori di falegnameria.
I seminterrati nel tempo sono stati utilizzati dai soldati, oggi sono sede del museo delle tradizioni popolari.
Il Cortile del Castello
Le Sale interne
Al primo piano si possono vedere le varie stanze da letto utilizzate nel tempo dai principi e altri spazzi utilizzati come bagni, sale da pranzo, biblioteca, sale da biliardo. È presente inoltre, un grandissimo salone con un bellissimo e grandissimo caminetto.
La Fortezza militare inizia a perdere le caratteristiche di struttura difensiva a partire dal XVII secolo, divenendo pian piano una dimora gentilizia. Nel 1792 la proprietà passa alla famiglia Dentice di Frasso, che nel 1905, con l’arrivo del Conte Alfredo Dentice di Frasso e della moglie Elisabetta Schlippenbach, dà avvio al restauro del Maniero per renderlo una moderna residenza nobiliare.
Oltre al restauro della parte più antica, di cui fanno parte i suggestivi pavimenti i caminetti e le decorazioni di stile marinaresco tanto modellati in armonia con la preesistente struttura e le merlature esterne che conferiscono al castello un aspetto fiabesco.
Vennero anche allestiti i giardini comunali, all’inizio di proprietà della Famiglia Dentice di Frasso. Era collegato al castello, attraverso un piccolo tunnel, ancora oggi visibile. In passato è stato un vero orto botanico, di importanza nazionale.
Dal 1961 il castello diventa proprietà Provincia di Brindisi e torna nelle mani dei carovignesi nel 2014.” (3)
Il piano nobile
Il piano nobile è il frutto della ristrutturazione novecentesca voluta dalla Famiglia Dentice.
La nobile famiglia Dentice proveniva da Frasso, un piccolo paese della provincia di Benevento.
Fu il Principe Gerardo Dentice ad acquisire il Castello nel 1792 e furono i suoi eredi a detenerne la proprietà sino al 1961.
Il primo quarantennio del Novecento si contraddistingue per la presenza del Conte Alfredo Dentice, ammiraglio della marina reale, e di sua moglie, l’austriaca Elisabetta Schlippenbach. Una volta sposi essi vissero qui e gran parte della residenza riporta i segni del loro amore.
Proprio alla nobile coppia si deve il ritomo del Castello allo splendore e alla vita culturale.
Sull’architrave della porta di ingresso sono stati scolpiti lo stemma di Alfredo (il dentice), lo stemma della moglie Elisabetta (la catena) e il nodo scorsoio della marina.
Le sale del castello si distinguono per i pavimenti in stile veneziano, creati utilizzando la tecnica del cemento seminato o sistema Peluso, dal nome dell’artigiano salentino che li realizzò nel 1913.
Realizzati con graniglia di pietra, i pavimenti sono impreziositi da decorazioni incise in profondità. Il pavimento e le decorazioni in esso incise hanno uno spessore pari a ben 10 cm al fine di resistere all’usura del tempo, preservandosi in eterno.
Degne di nota le ampie volte a vela, al centro delle quali sono scolpite quattro punte di ancora in omaggio al conte Alfredo Dentice di Frasso.
Fautore del restauro novecentesco del Castello, personaggio illustre, ammiraglio della marina reale, Alfredo visse qui fino al 1940, insieme all’amata moglie, l’austriaca Elisabetta Schlippenbach (per approfondire vedi QUI) (4)
Un ringraziamento all’amico Mario Carlucci che ha collaborato con me nella ripresa delle immagini.
Bibliografia e sitigrafia:
“Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica o sitografica.”
(1) http://www.treccani.it/enciclopedia/carovigno_%28Enciclopedia-Italiana%29/
(2) http://web.tiscali.it/hotelvillajole/carovign.htm
(3) https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_Dentice_di_Frasso_di_Carovigno
(4) dal manifesto esposto al pubblico
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